“Un’estate del 1973, mia madre sistemò una sdraio sul patio della nostra casetta verde alla periferia di Seattle e lesse tutti i libri del dottor Spock. Il dottor Spock era un pediatra molto in voga in quegli anni di grandi sconvolgimenti culturali. Riassunta in soldoni la teoria di questo dottore è: ai bambini bisogna lasciar fare tutto quello che vogliono. Così mia madre decise di lasciarci crescere nella più assoluta libertà. Nella nostra infanzia, grazie al dottor Spock, siamo stati dei selvaggi. Potevamo dipingere sui muri. Fare il bagno nelle pozzanghere dopo la pioggia e tornare a casa coperti di fango. Andare coi pattini per casa rigando le piastrelle. Saltare sui letti. Uscire di casa la mattina e tornare quando faceva buio. Tagliare i capelli alle bambole o strappargli gli occhi. Smontare i giochi e lasciarli smontati per sempre. Mettere i bigodini ai cani. Mangiare per terra davanti alla televisione. Arrampicarci sulla cima degli armadi e dormire nei cassetti aperti.
A un certo punto, per qualche giorno dormii nel lettone matrimoniale con mio padre, al posto di mia madre che andò a dormire nel mio letto. Secondo la teoria del complesso di Edipo del dottor Freud (un altro dottore in voga all’epoca, ma vissuto parecchio tempo prima), le bambine femmine, per un certo periodo della loro infanzia, si innamorano del loro papà. Mia madre prese queste teorie un po’ troppo alla lettera e pensò che se desideravo essere la moglie di mio padre, mi doveva lasciar giocare a quel gioco. Punto. Risultato: scoprii che mio padre russava come un rinoceronte e rinunciai volentieri al ruolo di sua sposa.” da Super 8 di Anna Castagnoli