N come natura II

Non vedo l’ora di vedere la Biennale d’arte di Venezia. Tra i tanti artisti che ammiro, eccone uno che mi entusiasma: Herman De Vries (e non solo per il suo aspetto incantevole).20140807141232-herman_de_vries_door_Robin_de_Puy_Large de vries verzameling 20111023202532-devries_2003_diezweigederbaeume 2012_hdv_immessounane110x164cm_100_02 1997_720px_collage_forest-floor 7c03d8aac9 20120215234425-02--2.15.12 herman-de-vries-das-große-rasenstück-2004-photo-herman-de-vries-archive herman-de-vries-die-steine-detail-2009-photo-herman-de-vries-archive herman-de-vries-from-the-laguna-from-venice-a-journal-2014-details-DEF parisart-15-AV-De-Vries-04G-39216 picture-82 unter der weide vries-herman-de-1931-netherlan-junius-effusius-2969552 wpid-1234391267image_web

Ecco l’invito che formula per visitare il suo lavoro per la Biennale al padiglione Olanda: “Visitate la Laguna, guardate, ascoltate, annusate, sentite ed entrate in tutti i suoi aspetti. Poi, in ultimo, state attenti.”

“Fin dall’ inizio della mia vita e da principio della mia carriera artistica, quando cominciai a concepire i miei primi lavori, sessant’ anni fa, la natura si è presentata come un’istanza urgente. Questa è la nostra realtà primaria. Tutte le altre dimensioni del nostro vivere sono secondarie.”

“La natura presenta e rappresenta se stessa. […] La natura è arte.”

“Questo è il nostro compito sulla terra: quello di scoprire che cos’ è essere diventati quel che noi siamo.”

K come kaboku

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“Vorrei esprimere la bellezza del ‘kaboku’, che significa, fiori e alberi belli, usando la tecnica fotografica per creare un’immagine che rassomigli a una pittura. Vorrei essere capace di sentire la bellezza disadorna delle piante, usando una composizione che consista esclusivamente della  pianta e dello spazio vuoto, facendo la fotografia nel modo più semplice possibile.C’è una grande differenza tra fotografia e pittura. In pittura l’artista guarda il soggetto, lo considera e poi lo passa attraverso il filtro del suo corpo fisico per rappresentarlo; la fotografia è più diretta. La fotografia non potrebbe esistere senza un soggetto concreto (nel mio caso i fiori). Ci deve essere qualcosa di materiale in modo che l’apparecchio ritagli un momento dell’esistenza. Mentre fotografo le piante, la loro potenza naturale e la loro estetica sono espresse direttamente senza passare attraverso il filtro che sono io. Io fotografo piante che sono sull’orlo della decadenza perché sono belle. E’ la mia ambizione quella di catturare l’espressione unica di ogni pianta. Se riesci a sentire il potere della pianta, la mia abilità e la mia individualità diventano quasi inutili.”

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D come deserto

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“Volevo ricondurre il vasto spazio del deserto a una dimensione umana”. Nancy Holt

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L’opera Sun tunnels nel deserto dello Utah.

“Guardare il panorama senza punti di riferimento è troppo disorientante. La visione si confonde invece di diventare più nitida. I tunnel incorniciano e mettono a fuoco parti del paesaggio” dice Nancy Holt.

I tunnel vennero realizzati ed installati nel 1973 e vennero orientati in modo che durante il solstizio d’estate e quello d’inverno (il 21 giugno e il 21 dicembre) vengano inondati totalmente dal sole.

Ogni tunnel di calcestruzzo presenta buchi di varie dimensioni che disegnano quattro costellazioni; il sole filtra dai buchi creando all’interno dei tubi motivi di cerchi ed ellissi sempre diversi.

Ancora la Holt: “Ho avuto l’idea di Sun Tunnels vedendo l’alba e il tramonto nel deserto che scandivano il tempo sulla terra. Sun Tunnels può esistere soltanto in quel particolare luogo: l’opera si è sviluppata dal suo sito. Le parole e le fotografia dell’opera sono tracce di memoria, non sono arte. Tutt’al più possono indurre le persone ad andare a vedere l’opera reale”.

Il vuoto e la luce sono temi che tornano continuamente nelle opere che amo: forse sono un po’ monotona?

G come giallo

Ai tempi in cui frequentavo l’accademia di belle arti, realizzai una serie di sculture e mini- installazioni che prevedevano sempre dei materiali organici (terra, acqua, gusci di uova, pigmenti). Ero molto attirata dall’idea non fossero materiali stabili ed eterni ma che si decomponessero.

Quando ho visto queste installazioni quindi mi hanno parlato con un linguaggio familiare.

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L’artista tedesco Wolfgang Laib usa per le sue installazioni materiali organici come il polline (come quello che vedete qui sopra), la cera d’api e il riso.

Durante la primavera e l’estate colleziona il polline di tarassaco, noccioli, pini, ranuncoli dai campi intorno alla sua casa immersa nel verde. E poi li usa per le sue installazioni.

Riguardo al pensiero celato dietro le sue opere afferma che preferisce lasciare il pensiero aperto. “Non è importante quello che sento che c’è dietro al mio lavoro. E’ quello che è. Non è nemmeno importante quello che ho da dire a riguardo. E’ importante che io ho creato questo contesto, nel mondo dell’arte.”

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The Five Mountains Not to Climb On (Die fünf unbesteigbaren Berge), 1984.

 

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“Ogni tipo di polline è diverso da un altro. Il tarassaco, per esempio, ha poco polline e fiorisce solo da quattro a sei settimane. Così in un’estate riesco ad ottenere solo un vasetto di polline di tarassaco, e l’opera di conseguenza sarà molto piccola. Il pino ha molto più polline, così posso fare un’opera più grande.”

“Penso che l’arte migliore sia quella che riesce a creare un vero cambiamento. Quando penso ai dipinti di Giotto di San Francesco d’Assisi […] penso che San Francesco ha veramente cambiato la sua vita e il suo lavoro. Per me questo è interessante. Giotto è un pittore incredibilmente bravo, ma San Francesco è per me l’uomo più importante. Lui ha fatto veramente dei cambiamenti  e aveva un’incredibile visione della vita.”

Potete leggere l’intervista integrale di Klaus Ottmann, qui.

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N come natura

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Andy Goldsworthy

“La mia arte mi fa vedere ciò che esiste, e da questo punto di vista sto anche riscoprendo il fanciullo che è in me. In passato mi infastidiva che la mia arte fosse associata ai bambini, per via dell’implicazione che ciò che faccio è mero gioco. Ma ora che ho dei figli e vedo con quale intensità fanno le loro scoperte attraverso il gioco, devo riconoscere anche io questo aspetto della mia opera”.

“Ho dovuto dimenticare la mia idea di natura e imparare di nuovo che un sasso è duro, ma intanto ho scoperto che è anche morbido. Ho strappato foglie, frantumato pietre, tagliato piume…per andare oltre le apparenze e toccare qualcosa dell’essenza”.

“L’opera è il luogo”.

 

R come Resistere e come Ridere

Una delle cose per cui vale la pena di vivere secondo me è ridere. Adoro ridere soprattutto quando la serietà e la pesantezza dell’esistenza sono così accentuati da sembrare parossistici.

Nell’arte ci sono tanti sorrisi ma poche risate. Sembra forse un tema profano alla profondità dell’essere umano?

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 La rieuse di Medardo Rosso

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Petite rieuse di Medardo Rosso

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A-maze-ing Laughter di  Yue Minjun

La risata per resistere. Resistere come la natura che prevale sul cemento in interstizi infinitesimali. Angoli di poeticità in mezzo al grigio urbano.

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