C come copertina

Di solito si dice di non giudicare il libro dalla copertina. Eppure le copertine (avendo un debole per la bellezza), mi attirano. E soprattutto le copertine di due volumetti che lessi anni fa, che riportavano le fotografie della scrittrice Maeve Brennan: così incantevole che non seppi resistere. Fu un bell’incontro, con una scrittrice preziosa che presta ascolto al mondo, un mondo pieno di nostalgia e desiderio.

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Ecco l’incipit di un suo racconto, Un sacro terrore:

“Era l’addetta alla toilette per signore del tranquillo Royal Hotel di Dublino. Mary Ramsay, voce ruvida, mani ruvide, maniere ruvide in tutti i modi possibili. Con quella lingua ti scorticava vivo, dicevano all’hotel. Tutti avevano paura di lei.

Nella toilette per signore, se per caso le fosse accaduto di darti le spalle (magari per prendere un asciugamano, o la spazzola per i vestiti), avresti visto quel suo grande deretano ballonzolare per la stanza. Era tormentata dall’artrite, alle gambe, alle braccia, ovunque. Aveva dolori a stare in piedi e a stare seduta, e quando rimaneva ferma per un certo tempo la rigidità la costringeva ad alzarsi e a muoversi. Le sue larghe pantofole da uomo, tagliate ai lati per renderle ancor più comode, le facevano i piedi piatti; e poi iniziavano le sue grosse gambe; tutte avvolte in calze di lana nera, s’insinuavano sotto la gonna, fuori dalla vista, in profondità inimmaginabili e in un’oscurità di pieghe di carne vezzeggiata. Era bella tonda, quella lì.”

D come donne di Klimt

“[…] per Klimt come per Olbrich la decorazione è struttura stessa della vita e dell’arte.

La verità sta in realtà nella natura stessa, che è generosa e fiorita; le belle sinore di Vienna sembrano un prodotto di questa floridezza. Klimt ha raramente ritratto li uomini se non per esercizi apparentemente accademici che per nulla ricordano l’arte sofisticata che consegnò alla storia: sono barbuti e austeri. Le donne sono il centro della sua attenzione: Le donne sono come i fiori d’una estate infinita.” Philippe Daverio in Il secolo spezzato delle avanguardie.

Ecco alcuni ritratti in cui le donne hanno lo stesso peso della decorazione che le abbellisce, le circonda e le copre o scopre.

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E qualche ritratto risalente a quando la decorazione non era ancora così determinante nella sua opera.

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A come azzurro

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Due anni fa vidi questo imponente quadro di Helen Frankenthaler alla mostra Pollock e gli Irascibili a Palazzo Reale e me ne innamorai. Purtroppo non feci foto e ora non trovo nessuna riproduzione che possa trasmettere la magia di quella tela!

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(ecco almeno un particolare della tela che s’intitola Blue Territory)

Era la prima volta che potevo ammirare una sua opera dal vero. Ed è stato un incontro travolgente.

Di Helen Frankenthaler mi piacciono molti quadri ma quelli che mi sono più cari sono quelli che hanno come denominatore comune l’azzurro, che sia chiaro, scuro o mischiato con il verde.

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“L’azzurro dona agli altri colori la loro vibrazione” Paul Cézanne28320111215184709-trespass1b85bfabaf30bc82c107645ebc2044c9a572f3b5e

“Che cos’è l’azzurro? E’ l’invisibile diventato visibile. Non ha dimensioni. E’ ‘oltre’ la dimensione di cui sono partecipi gli altri colori.” Yves KleinBacchusfrankenthalerhelen-frankenthaler-12-28-11-7 (1)

“Nell’azzurro si trova la potenza del significato profondo…E’ il tipico colore del cielo, la sensazione fondamentale che crea è di riposo. Quando sprofonda vicino al nero, riecheggia un dolore quasi…inumano”. Wassily KandinskyHF12068webislanduntitled-1982in-on-blue-1976.jpg!xlMediumFrankenthaler_Painting2tumblr_njyjyyGlJt1qcdhido1_1280Frankenthaler2-007imagesfrankenthaler15

C come cuore

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Carte du tendre, mappa degli affetti e delle passioni, XII sec.

Riferendosi alla prima metà del 1700: ” […] ma soprattutto, attraverso queste discussioni si fa strada la convinzione ed è il contributo delle donne alla filosofia moderna- che il sentimento non sia una semplice perturbazione della mente, ma esprima, accanto alla ragione e alla sensibilità, una terza facoltà dell’uomo.

Il sentimento, il gusto, le passioni perdono quindi l’aura negativa dell’irrazionalità e, nell’essere ricobquistate dalla ragione, diventano protagonisti di una lotta contro la dittatura della ragione stessa.”  da Umberto Eco, Storia della bellezza.

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