“Le conseguenze delle nostre azioni ci prendono per i capelli, del tutto indifferenti al fatto che nel frattempo si sia ‘migliorati'” Nietzsche da Al di là del bene e del male.
Nietzsche ritratto da Munch
“Le conseguenze delle nostre azioni ci prendono per i capelli, del tutto indifferenti al fatto che nel frattempo si sia ‘migliorati'” Nietzsche da Al di là del bene e del male.
Nietzsche ritratto da Munch
Nel cuore dell’esteica giapponese c’è il concetto chiamato ‘wabi-sabi’: una parola che indica la bellezza dell’imperfezione, dell’incompletezza e dell’eterno fluire delle cose, la loro transitorietà e asimmetria.
Nelle mie esperienze di laboratori d’arte con i bambini, mi sono resa conto abbastanza in fretta che un’idea fondamentale riguardante l’arte era che arte corrispondesse a bellezza. I bambini avevano però una elasticità di pensiero per cui nel giro di mezz’ora spesso (ma non sempre!) cambiavano quest’ idea, al contrario dei loro genitori con cui, molto spesso, mi risultava molto più difficile vedere questo cambiamento d’ottica, pur adottando discorsi più complessi e pertinenti.
“Un altro tipo di pregiudizio o di confusione essenziale e verbale, dal quale è necessario preliminarmente sgombrare il campo, è quello che, per secoli, ha portato il discorso comune e a volte anche quello filosofico ad identificare arte e bellezza.[…]
In ogni modo il campo della Bellezza (come quello dell’esteticità) non può essere mai verificato come coestensivo, o addirittura identificabile, con il campo, che si presenta nettamente distinto per operazioni e finalità, dell’arte come vera e propria artisticità.
Più adeguatamente, si potrebbe dire che l’arte è costituita da insiemi di senso in organizzazioni segniche dove è possibile rintracciare popolazioni di enunciati di ogni tipo, descrittivi, esplicativi, comunicativi, valutativi, non solo, ma anche il loro continuo riflettersi in significazioni più o meno simboliche e teoriche.” Dino Formaggio in L’arte come idea e come esperienza.
“La distanza fra l’epoca nostra e quella che siamo abituati a considerare la genesi della nostra cosmogonia estetica è in realtà lunghissima, c’è chi considera tuttora Les demoiselles d’Avignon di Pablo Picasso un’opera di difficile comprensione, al pari dell’Ulisse di James Joyce o di Verklarte Nacht di Schonberg, eppure il tempo trascorso da allora ad oggi è uguale a quello passato dalla battaglia di Waterloo alla Prima guerra mondiale o, per chi si appassiona alla musica, al tempo che corre dal Flauto Magico di Mozart alla Bohème di Puccini. […] Mai la storia fu così crudele e carica di drammi come nell’epoca nostra e mai così lenta nelle mutazioni del gusto.” Philippe Daverio in Il secolo spezzato delle avanguardie.
“Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere ma al contrario il loro essere sociale che determina la loro coscienza.” Karl Marx, Per la critica dell’economia politica.
Foto di Margaret Bourke White
Carte du tendre, mappa degli affetti e delle passioni, XII sec.
Riferendosi alla prima metà del 1700: ” […] ma soprattutto, attraverso queste discussioni si fa strada la convinzione ed è il contributo delle donne alla filosofia moderna- che il sentimento non sia una semplice perturbazione della mente, ma esprima, accanto alla ragione e alla sensibilità, una terza facoltà dell’uomo.
Il sentimento, il gusto, le passioni perdono quindi l’aura negativa dell’irrazionalità e, nell’essere ricobquistate dalla ragione, diventano protagonisti di una lotta contro la dittatura della ragione stessa.” da Umberto Eco, Storia della bellezza.