G come gratitudine

Nei mesi precedenti la sua morte, il famoso dottor Olver Sachs ha riflettuto sulla sua esistenza fuori dal comune e sulla sua coraggiosa danza con la morte in una serie di articoli sul  New York Times, che sono stati pubblicati postumi nel libro appena uscito Gratitude. Speriamo che venga tradotto al più presto!

“Non posso far finta di non avere paura. Ma il mio sentimento predominante è la gratitudine. Ho amato e sono stato amato. Ho dato molto e ho ricevuto molto in cambio. Ho letto e viaggiato e riflettuto e scritto. Ho avuto una relazione con il mondo, la relazione speciale di scrittori e lettori”.

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“Sono stato capace di vedere la mia vita come da una grande altezza, come una specie di paesaggio, con un profondo senso di connessione tra le sue parti. Questo non significa che ho chiuso con la vita. Al contrario, mi sento intensamente vivo e spero di poter, nel tempo che mi resta, approfondire le mie amicizie, dire addio a coloro che amo, scrivere di più, viaggiare se ne avrò la forza, acquisire nuovi livelli di comprensione e intuizione”.

“Sono stato un essere senziente su questo splendido pianeta e questo è stato un enorme privilegio e un’avventura.”

Grazie a Maria Popova.

 

C come curioso

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Quale frase migliore per riassumere l’atteggiamento da riservarsi per la vita e per l’arte?

A proposito di quanto può essere importante la curiosità, mi è tornata alla mente questa frase:

“Non bisogna avere necessariamente la conoscenza, qello che bisogna possedere è la curiosità. Mia madre era una persona che amava leggere e che mi portava in biblioteca appena arrivati negli Stati Uniti – all’opera, ai concerti, nei musei- sempre, ma non c’era nessun esame da superare. Non bisognava dimostrare di essere qualcuno. E questa specie di libertà-permetterti di assorbire tutto quello che ti circonda senza bisogno di verifiche- dimostra uno straordinario livello di fiducia in qualcuno e costruire la fiducia in se stessi di qualcuno è qualcosa di molto difficile da realizzare- fare un passo indietro e lasciare che il tuo bambino faccia la sua esperienza di quello che sta vivendo con tutti gli errori che può fare.” Maria Kalman (la traduzione è mia e quindi non è perfetta! Perdonatemi ogni inesattezza).

R come ragno

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Ancora La Valse di Camille Claudel insieme a Maman di Louise Bourgeois, esposte insieme ad Avignone nel 2013.

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Louise Bourgeois ha sfruttato le sue nevrosi familiari trasformandole nella sua forza e nella sua fonte d’ispirazione. Concettualizzando la sua storia personale ha messo la materia scultorea al servizio del suo pensiero, un pensiero scolpito. E ci regala opere destabilizzanti e spesso ambigue.

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I suoi giganteschi ragni ci vogliono proteggere, divorare o soffocare? Sono certamente maestosi e ci incantano. Abbiamo proprio bisogno di sapere che erano un riferimento alla madre che era tessitrice di professione e che lei amava molto? E che lei li considerava intelligenti, protettivi e laboriosi, proprio come la propria mamma?

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Louise Bourgeois racconta la sua storia ma le sue opere la sorpassano per raggiungere il simbolico, il profondamente umano, l’universale. “Dentro di me vive una ragazza che cerca di capirsi”.

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Dal suo libro Distruzione del padre/Ricostruzione del padre

“Per capire il linguaggio o vocabolario di un dato artista, in maniera non descrittiva, ci deve essere da parte dello spettatore un atteggiamento attento e ricettivo, unito a deferenza, perseveranza e pazienza.”

“Mi interessa il fenomeno dell’ispirazione: è una regressione dell’attivo nel passivo. Quando ammettiamo di non avere potere, diveniamo più di quel che siamo; è una dimensione del pensiero cui la mente non ha normalmente accesso.”

“Cerco di tradurre il mio problema nella pietra. Il lavoro al trapano, negando la pietra, dà inizio al processo. Il problema è come completare la negazione, come sottrarre alla pietra senza con ciò distruggerla, ma dominandola, conquistandola. Il cubo allora non esiste più come pura forma di contemplazione; diviene un’immagine. Me ne impadronisco con la fantasia, con la mia profonda forza vitale. Lo metto al servizio del mio inconscio.”

“Mi interessa la polarità tra la tenerezza che esprimo e la violenza che è dentro di me. Siamo fatti di elementi completamente contrari, di elementi opposti, il che produce tensioni formidabili.”

“Il dolore è il tema di cui mi occupo […] non offro né rimedi né scuse. Voglio solo osservare e parlarne.”

“La paura fa girare il mondo.”

“La bellezza è soltanto un’espressione mistificata della nostra emozione.”

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F come fili e favole

maria lai    Maria Lai-Le parole imprigionate

“Ero convalescente e il clima del mio paese, in alto sulla montagna, minacciava la mia fragilità. Fui affidata agli zii che non avevano figli, ma se dall’età di due anni non tornai in famiglia che al tempo della prima adolescenza, non fu per un progetto di adozione. Quel primo distacco fu una specie di profezia. La mia salute tardava a ristabilirsi, tenendo tutti in allarme per un tempo più lungo del previsto. Più di una volta, le malattie sono state complici delle mie scelte. Della famiglia vedevo spesso solo mio padre, che per i suoi impegni di veterinario nella zona veniva spesso a trovarmi e anche perché le sue visite erano una festa per me. Madre e fratelli erano quasi estranei. Avevo quattro anni quando gli zii diedero ospitalità a due carrozzoni di zingari. Avevano cercato rifugio in Sardegna durante la prima guerra e disperavano di ripartire. I loro carrozzoni, difficili da imbarcare, restarono quindi posteggiati per più di un anno a pochi passi dalla casa degli zii. Gli zingari lavoravano nei campi, ma praticavano anche la loro attività di acrobati e giocolieri, a cui venivano allenati anche i loro tanti bambini. Fui accolta e frequentai i loro giochi. Imparavo un po’ delle loro abilità e facevo spettacolo per gli zii che mi applaudivano. Quando gli zingari dovettero partire, con la complicità dei loro bambini mi nascosi in un carrozzone. Solo in viaggio fu scoperta la mia fuga. Gli zingari mi trovarono addormentata e tornarono indietro durante la notte per riportarmi in braccio agli zii. Ma io continuai a viaggiare per anni, con la fantasia, su quei carrozzoni. La mia vita con gli zii fu un grande viaggio nella fantasia, nella vastità della grande casa, della campagna, dei giochi. Ero analfabeta, ma piena di favole. Ciò che ho fatto dopo, da adulta, è iniziato a quell’età. Mani, occhi, parole, diventavano collegamenti tra realtà e sogno.” Maria Lai

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Tutte le opere sono di Maria Lai.

Grazie al post di topipittori che me l’ha fatta conoscere.

B come blu

“Che cos’è il blu? Il blu è l’invisibile che diventa visibile”

Yves Klein

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Immagini dalla mostra Yves Klein- Lucio Fontana Milano Parigi 1957-1962 al Museo del 900 di Milano fino al 15 Marzo: siete ancora in tempo!

Dice di lui Alberto Boatto: “Il blu assoluto di Klein, questa versione moderna del ‘sublime’, rimanda spettacolarmente alla vastità dell’universo.”

E a proposito dell’ispirazione, Klein afferma: “L’arte…non è un’ispirazione che viene da chissà dove, ha un corso casuale e presenta solo la pittoresca esteriorità delle cose. L’arte è logica per sé, valorizzata dal talento, ma segue la strada della necessità ed è guidata dalle regole più nobili”.

I come ispirazione

“Una volta ho sentito la storia di un poeta Yiddish che viveva in assoluta povertà e miseria, un adolescente, che non aveva mai visto niente di bello nella sua vita, e faceva splendidi poemi su delle verdure che saltavano nella pentola. La mia idea è che per il sublime e per la bellezza e per l’interessante, non devi guardare troppo lontano. Devi sapere come guardare.” Hedda Sterne

Hedda Sterne DiaryHedda Sterne, Diary

A proposito del suo diario: ” Ho iniziato a farne uno sul mio pavimento.Avevo una grande tela, e l’ho divisa in giorni e mesi, e ogni giorno ci mettevo una citazione a cui era particolarmente legata che avevo che trovavo in un libro. E questo era il diario. L’ho fatto per un anno e mezzo, e poi la seconda volta per due mesi e mezzo. Quello di un anno e mezzo è enorme.L’ho arrotolato perché non potevo pulirlo senza cancellare tutto. Così adesso non lo stendo più sul pavimento. Era molto bello da vedere.”

Anche io amo ‘tenere con me’ frasi e passi di libri, ma non ho mai pensato che potessero diventare qualche cosa di artistico.

La collezione delle nostre meraviglie (la nostra wunderkammer) contiene parti di noi, parlando di noi e per noi, quasi come le nostre produzioni.

Grazie a Austin Kleon per l’ispirazione.