“L’artista non deve essere il giudice dei suoi personaggi né di ciò che dicono, ma soltanto il testimone imparziale.”
I racconti di Cechov “sono esseri viventi con i difetti e le qualità degli esseri viventi: l’imperfezione umana e la misteriosa vibrazione della vita.”
Ciò che ho sempre ammirato e amato in Cechov è l’occhio tenero e disincantato con cui guarda gli uomini e la vita pieni entrambi di vili difetti e di sublime bellezza.
“Nelle ricerche della verità gli uomini fanno due passi avanti e uno indietro. Le sofferenze, gli errori e la noia della vita li rigettano all’indietro, ma la sete di verità e l’ostinato volere li spingono avanti e avanti.”
Ecco l’incipit di Corsia n.6 di Cechov, uno tra i suoi racconti più famosi e più belli:
“Nel cortile dell’ospedale sorge un piccolo padiglione, circondato da un bosco di lappole, ortiche e canapa selvatica. Il tetto è arrugginito, il camino è mezzo crollato, gli scalini della scaletta d’ingresso sono marciti e invasi dall’erba, mentre dell’intonaco restano solo alcune tracce. La facciata anteriore è rivolta verso l’ospedale, la posteriore dà sui campi, dai quali lo divide il grigio steccato dell’ospedale munito di chiodi. Questi chiodi, le cui punte sono rivolte all’insù, e lo steccato, e il padiglione stesso hanno quell’aria particolare, deprimente, esecrabile che da noi hanno solo ospedali e prigioni.
Se non avete paura di pungervi con le ortiche, andiamo per il sentiero stretto che porta al padiglione e guardiamo cosa succede dentro. Aperta la prima porta, entriamo nell’andito. Qui alle pareti e vicino alla stufa sono ammucchiate intere montagne di ciarpame di ospedale. Materassi, vecchie vestaglie stracciate, pantaloni, camicie a righine blu, scarpe consumate inservibile: tutti questi stracci sono ammucchiati, schiacciati, confusi, marci ed emanano un odore soffocante.”
Ecco una splendida biografia di Cechov, che consiglio vivamente, di Iréne Némirovsky. Cechov fu fondamentale per la Némirosky e delle sue qualità di scrittore afferma proprio in questo libro: “Semplicità, concisione, pudore, ecco quello che importa prima di tutto. Suggerire e non spiegare. Condurre la narrazione con lentezza e schiettezza.”