Barbara Hepworth
Ho sempre letto i vuoti attorno a cui si costruiscono le sculture di Barbara Hepworth come il fulcro in cui riverbera il senso di tutta la costruzione.
E per associazione di idee, ecco questa filastrocca (per chi vuole, poesia):
Silenzio
Il silenzio che amo
è quello che si staglia
fra una parola e l’altra
fra torrente e boscaglia
quello di due persone
che si stringono le mani
quello che fan gli uccelli
ogni sera sui rami
quello che fa la notte
quando ti sembra immensa
quello d’una tua voglia
impetuosa e intensa
quello che dalla linea
mossa dell’orizzonte
avvicina e allontana
la pianura ed il monte.
Il silenzio che amo
è quello che si staglia
fra una parola e l’altra
fra torrente e boscaglia.
Il silenzio che amo
è quello che dipana
una parola e l’altra
e il silenzio allontana.
Giuseppe Pontremoli
Il vuoto e il silenzio che completano e danno un senso tanto quanto la parola e il pieno.
“Gli spazi bianchi, quel vuoto di carta e di voce in cui galleggiano le parole dopo essere emerse con lentezza e prepotenza, sono silenzi.
E’ un vuoto che non è vuoto, anzi è pieno di suono che echeggia, di vita, di respiro, di presenza.
Gli spazi bianchi sulla pagina danno alle parole un tempo calmo, il tempo necessario per allargarsi in cerchi concentrici e sprofondare.” Chiara Carminati