P come Pistoia

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“Che città, a quei tempi, Pistoia: viatici, funerali, campane a morto, campane a festa, fanfare, bisbigli, bisbigli, bisbigli; e monti, bellissimi, turchini, a cingerla da est a ovest, alitando, quella pungevolezza d’aria odorosa, un frizzo incitante; e venditori ambulanti: «Bollenti che fumano…: chi ne mangia uno, ne mangia due…», e mendicanti sullo zoccolo di monumenti equestri, o sui gradini delle chiese. Uno, Cianino, passava il lunedì; era piccolo come un vecchio bimbo ridente. Ripeteva il mio babbo: «Finché esisterà un solo mendicante…». Vecchia frase? Frase fatta? Ma il suo ardore era nuovo; e intatta la sua fede:«…nessuno avrà il diritto d’essere felice».

E i nomi di alcune strade. Via del “T”, via del Pizzicore, via Abbipazienza…; e il giardino pubblico di piazza Mazzini, col busto di Cino: una pena a vedergli il naso rotto, a lui, un poeta; e l’ora rituale del passeggio, al tramonto, con le ragazze da marito, due passi avanti alle mamme e alle zie; e i tanti odori. Ma esisteranno ancora? Ogni terrazza versava torrenti di glicine; e che gara, fra chi aveva orti e giardini, per la piantina che nessuno ce l’ha, reseda, vaniglia…Mai più visti mughetti così veementi e altrettanto carichi di profumo. […]

E poi la chiesa della Madonna. Quella cupola che, quasi incombente sulla mia casa, mi persuadeva della sua magia, senza che ne comprendessi la bellezza. E i disgeli, all’inizio della primavera, che rigavano di bianco diamante i miei monti. E la scoperta, dico scoperta, di alcuni fiori.

[…]Basterebbe una strada, via Ripa del Sale, a farmi tenere tutta la città in mezzo al petto. In pendio, stretta, linda, come se ogni passante fosse il primo, ambiziosa di un’antichità ben custodita; e il passo vi risonava facendo cantare il lastrico.” da Ritratto in piedi di Gianna Manzini

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Grazie per la foto a Carlo Rossi e al suo bellissimo blog, Territori del ‘900

M come Marino Marini

Pistoia è una bella città. Una bella città di cui è originario mio padre. Ho imparato ad apprezzarla con gli anni: ha una bellezza discreta ed elegante, che non incanta a prima vista.

“Pistoia è la città dove sono nato, naturalmente e umanamente tutti siamo attaccati alla nostra particella dove siamo nati. Pistoia è in me, anzi, insegna anche qualcosa, un certo ordine gotico, una certa struttura, una certa costruzione medievale. Ci sono delle bellissime cose a Pistoia, di primissimo ordine, cominciando dal Pisano.” Marino Marini.

marino-marini Marino Marini era un pistoiese e proprio a Pistoia c’è un bellissimo museo a lui dedicato che conserva molte delle sue opere.  Ma se siete più comodi anche il Museo del 900 di Milano possiede una ricca collezione di quest’artista.

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“Il rapporto fra la mia scultura e la mia pittura è un rapporto legatissimo: non comincerei mai una scultura senza passare attraverso il colore.”

“Ho sempre sentito il bisogno della suggestione sensoriale del colore, per dare inizio ad una forma; è il colore che mi da la spinta e il sentimento per fare qualcosa di creativo. Così comincio con il colore e dopo il colore vedo una linea e vedo una forma.”

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 “Il disegno è la parte più intima dell’artista, è la parte più immaginativa, e quindi la parte più vera.”

“In fondo l’amore per il cavallo è una ricerca in me di una certa architettura che mi ha interessato. La forma del cavallo è l’opposto di quella dell’uomo: è una forma orizzontale, la forma dell’uomo è verticale. Queste due idee architettoniche mi hanno suggerito di indagare e di continuare a lavorare su questa idea. Tuttavia questa idea cambia, perchè in un certo momento nasce serena e tranquilla ma attraverso gli anni diventa estremamente inquieta ed espressionista. Anticamente si pensava sempre che l’uomo a cavallo era il personaggio che poteva discutere, dire e dare degli ordini; invece oggi non è più così, esiste un’idea più tragica della cosa, esiste un’idea di distruzione della cosa, tant’è vero che i miei ultimi elementi dell’uomo a cavallo si riducono a delle forme liberissime. Si perde il senso architettonico della cosa: il cavallo e il cavaliere creano una croce precisa e matematica, ma tutto ad un tratto questa croce si distrugge, si sfa, per dar vita a una struttura, a una costruzione più irregolare, più libera.”

Tutte le citazioni sono tratte da Marino Marini Pensieri sull’arte All’insegna del pesce d’oro