A come appartenere

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Hiroshi Matsumoto

“I never know what it is going to be until it’s complete. When I start to paint, I always put some colours on the canvas without thinking. My choice of colours is often accidental or intuitive. I try to catch the chance meeting of colour with composition. Sometimes I get lost, and then other times I find myself walking along a path that brings me back to where I belong. Abstract is for me a concrete way to share an inner sense, place and time with you directly and deeply”.

A come autunno III

“Fregene, ottobre ’57. Come sono belle queste giornate deserte al mare, come si riprende contatto con il tempo e ci si lascia andare al dolce abbandono dell’autunno limpido! Stamane il giornale annuncia che i russi hanno lanciato un satellite nello spazio. Pesa 83 chilogrammi, vola a 900 chilometri d’altezza e a 30.000 chilometri l’ora. Passerà anche su Roma, forse è già passato. Consideriamo il prodigio come una vittoria dell’Uomo. “Siamo già nel futuro,” dico a tavola” pensa come sarà contento Galileo.” Mia moglie osserva: “Perché ti fai sempre tante macchie?” Dopo pranzo decidiamo di far mettere una lampada a gas di neon nell’orto, perché ora fa buio presto e la notte immalinconisce, me è in questa solitudine che si rafforza il carattere, d’altro canto. […]

I giornali della sera parlano del satellite, alcuni col tono confidenziale  che la stampa riserva solitamente a Filippo (il Duca di Edimburgo), a Ike (il Presidente degli Stati Uniti), e alle nostre attrici. Verso il 1980 l’uomo andrà nel cosmo, appena avremo costruito le stazioni spaziali. La luna appare più tardi, enorme e piena, sopra la macchia scura del bosco, con qualcosa di realmente stupefatto nel suo faccione, che forse vi aggiunge la nostra fantasia. Guardiamo il cielo, forse potremmo vedere l’altra Luna passare veloce. A letto, prendo a caso l’Alcyone di D’Annunzio e rileggo i Madrigali per l’estate. “Come scorrea la calda sabbia lieve/ per entro il cavo della mano in ozio/ il cor sentì che il giorno era più breve…” Com’è vero! Ho provato questa sensazione di languida nostalgia per l’estate che se ne va. E ora l’autunno…” Ennio Flaiano su Il Mondo, 29.10.1957

A come addio

Addio a una vista

Non ce l’ho con la primavera
perché è tornata.
Non la incolpo
perché adempie come ogni anno
ai suoi doveri.

Capisco che la mia tristezza
non fermerà il verde.
Il filo d’erba, se oscilla,
è solo al vento.

Non mi fa soffrire
che gli isolotti di ontani sulle acque
abbiano di nuovo con che stormire.

Prendo atto
che la riva di un certo lago
è rimasta – come se tu vivessi ancora –
bella come era.

Non ho rancore
contro la vista per la vista
sulla baia abbacinata dal sole.

Riesco perfino ad immaginare
che degli altri, non noi
siedano in questo momento
su un tronco rovesciato di betulla.

Rispetto il loro diritto
a sussurrare, a ridere
e a tacere felici.

Suppongo perfino
che li unisca l’amore
e che lui la stringa
con il suo braccio vivo.

Qualche giovane ala
fruscia nei giuncheti.
Auguro loro sinceramente
di sentirla.

Non esigo alcun cambiamento
dalle onde vicine alla riva,
ora leste, ora pigre
e non a me obbedienti.

Non pretendo nulla
dalle acque fonde accanto al bosco,
ora color smeraldo,
ora color zaffiro,
ora nere.

Una cosa soltanto non accetto.
Il mio ritorno là.
Il privilegio della presenza –
ci rinuncio.

Ti sono sopravvissuta solo
e soltanto quanto basta
per pensare da lontano.

Wislawa Szymborska

A come albero III

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Myoung Ho-lee

“Quando ero bambino, mi piaceva fare lunghe passeggiate nel verde. E quando tornavo da scuola mi capitava di scegliere la strada più lunga. A quei tempi c’era un albero in particolare che era diventato un mio buon amico. Era sempre lì, in piedi, e mi accoglieva gentilmente ogni volta che passavo. Da allora ho riflettuto molto sul ruolo degli alberi. Mi sono sempre sembrati piuttosto misteriosi. Le radici affondano profondamente nel terreno, i rami si innalzano nel cielo e il tronco sta lì nel mezzo, un po’ come una persona che fa da collegamento tra le radici e i rami. È come se l’albero operasse un’unione di tre elementi: la terra, il cielo e l’essere umano. Nella filosofia dell’estremo oriente il mondo si costruisce intorno a tre nozioni: Chun-Ji-In. Chun indica la terra, Ji il cielo, In l’elemento umano. E l’albero è capace di mettere in relazione questi tre elementi. Per me l’albero è come un universo.”