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Bourgeois
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C come cella
Le Cells di Louise Bourgeois sono molte. Alla nuovissima Fondazione Prada ho avuto la fortuna di vederne una Cell (clothes). Un’ installazione che è una sorta di stanza circolare, creata da tante porte affiancate, dentro una stanza da cui si è esclusi fisicamente (non si può entrare) ma che si può ampiamente esplorare grazie a numerose e ampie aperture e finestre.
(Foto sono di Anita Costa, 11 anni)
“L’arte è l’esperienza o la re-esperienza del trauma.”
Louise Bourgeois
Essendo un’installazione permanente, avete tutta la calma per poterla vedere!
R come ragno
Ancora La Valse di Camille Claudel insieme a Maman di Louise Bourgeois, esposte insieme ad Avignone nel 2013.
Louise Bourgeois ha sfruttato le sue nevrosi familiari trasformandole nella sua forza e nella sua fonte d’ispirazione. Concettualizzando la sua storia personale ha messo la materia scultorea al servizio del suo pensiero, un pensiero scolpito. E ci regala opere destabilizzanti e spesso ambigue.
I suoi giganteschi ragni ci vogliono proteggere, divorare o soffocare? Sono certamente maestosi e ci incantano. Abbiamo proprio bisogno di sapere che erano un riferimento alla madre che era tessitrice di professione e che lei amava molto? E che lei li considerava intelligenti, protettivi e laboriosi, proprio come la propria mamma?
Louise Bourgeois racconta la sua storia ma le sue opere la sorpassano per raggiungere il simbolico, il profondamente umano, l’universale. “Dentro di me vive una ragazza che cerca di capirsi”.
Dal suo libro Distruzione del padre/Ricostruzione del padre:
“Per capire il linguaggio o vocabolario di un dato artista, in maniera non descrittiva, ci deve essere da parte dello spettatore un atteggiamento attento e ricettivo, unito a deferenza, perseveranza e pazienza.”
“Mi interessa il fenomeno dell’ispirazione: è una regressione dell’attivo nel passivo. Quando ammettiamo di non avere potere, diveniamo più di quel che siamo; è una dimensione del pensiero cui la mente non ha normalmente accesso.”
“Cerco di tradurre il mio problema nella pietra. Il lavoro al trapano, negando la pietra, dà inizio al processo. Il problema è come completare la negazione, come sottrarre alla pietra senza con ciò distruggerla, ma dominandola, conquistandola. Il cubo allora non esiste più come pura forma di contemplazione; diviene un’immagine. Me ne impadronisco con la fantasia, con la mia profonda forza vitale. Lo metto al servizio del mio inconscio.”
“Mi interessa la polarità tra la tenerezza che esprimo e la violenza che è dentro di me. Siamo fatti di elementi completamente contrari, di elementi opposti, il che produce tensioni formidabili.”
“Il dolore è il tema di cui mi occupo […] non offro né rimedi né scuse. Voglio solo osservare e parlarne.”
“La paura fa girare il mondo.”
“La bellezza è soltanto un’espressione mistificata della nostra emozione.”