T come tempo (proprio)

joel_meyerowitz_04joel-meyerowitz-times-squarepf107755untitledJoel Meyerowitz, Red Interior, Provincetown, 1977a-joelmeyerowitzjoel-meyerowitz-005largejoel-meyerowitz-crying-girljoel-meyerowitz-dairyland-provincetown-1976meyerowitz_2011-14new-york-city-1965-joel-meyerowitzslide_257757_1657158_freeuntitled2© Joel Meyerowitz© Joel Meyerowitz

Joel Meyerowitz

“Tutto ciò che so del vivere, mi è arrivato attraverso la fotografia.”

“Quando si gira per la strada, non c’è molto tempo per contemplare ogni momento. La fotografia si svolge in una frazione di secondo.Non c’è tanto tempo per pensare a ogni cosa. È necessario affinare il proprio istinto. Si impara questa abilità e la tempistica in modo da essere nel posto giusto al momento giusto”.

“Come faccio a scegliere cosa fotografare? E sono stato travolto: le strade, l’intenso flusso di persone, il mutare della luce, la macchina fotografica che non riuscivo a mettere in moto abbastanza velocemente. E mi paralizzai. Perché ho dovuto imparare a capire cosa stessi cercando esattamente, e se quello che stavo facendo era qualcosa di buono. L’unico modo per capire questo è stato scattare foto, stamparle, esaminarle attentamente e discutere con altre persone” Meyerowitz

I come India II

Vi propongo altre splendide foto di Christian Tragni.

Ed ecco la storia che le accompagna: “Un luogo dove centinaia di lavoratori sottopagati indiani smontano, praticamente solo con le mani, petroliere, navi da guerra ed in generale navi fatte di materiali pericolosi. La percentuale, tra i lavoratori, di morte per tumore, è altissima. La maggioranza delle navi provengono dall’Europa e dagli Stati Uniti. Il luogo è di difficile accesso e la maggioranza delle foto sono andate perse a causa dell’intervento delle guardie private locali.”

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V come vita

E’ stato molto difficile scegliere la parola e la lettera con cui ‘classificare’ il lavoro di quest’uomo che conobbi tanti anni fa. Un lavoro che apprezzo moltissimo, perché le sue immagini sono oneste, pulite, vere, profonde ed estremamente belle.

Ho scelto la V di vita perché nelle sue numerose  e splendide foto pulsa in tutta la sua bellezza e in tutta la sua brutalità la vita, anche quando rappresentata è la morte.

Ed è stato altrettanto difficile scegliere solo alcune  tra le tante immagini che ritraggono aspetti così diversi della vita: ogni storia che raccontata è preziosa. Per questo vi invito a vedere e leggere le tante storie sul suo sito: christiantragni.com

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Brasile, Amazzonia, stato del Parˆ. Ottobre 2007 Carcere di Santarem per gli appartenenti alle gang, problema dei piccoli centri dell’Amazzonia. Quasi tutti hanno commesso degli omicidi. Foto Christian Tragni

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Santarem, Brazil: prisoners

 

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Brazil, Belo Horizonte, Vespasiano. The detention center for women with children younger than one year- Photo: Christian Tragni

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Brazil, Sao Paulo, October 2009 I spent fifteen nights with a team of journalism in S‹o Paulo documenting the events during the night. In the photo, the place where five people were killed by gunmen on the facts relating to drugs Photo Christian Tragni

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Brazil, San Paulo. Craccolandia: People using crack in the street, center of the city. Photo: Christian Tragni

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Nicaraguan workers in Costa Rica

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The cemetery Dom Bosco, in Peru, where are sepellite people unnamed and without document or with document, but unclaimed by relatives or someone within 72 hours. People are buried naked, with an open chest, a number written directly on the skin and in a common grave. The cemetery is the same place where in the years of the dictatorship were hidden more than three thousand bodies of people against the regime by military coup

 

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cemetery for the nameless and unclaimed

A come albero III

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Myoung Ho-lee

“Quando ero bambino, mi piaceva fare lunghe passeggiate nel verde. E quando tornavo da scuola mi capitava di scegliere la strada più lunga. A quei tempi c’era un albero in particolare che era diventato un mio buon amico. Era sempre lì, in piedi, e mi accoglieva gentilmente ogni volta che passavo. Da allora ho riflettuto molto sul ruolo degli alberi. Mi sono sempre sembrati piuttosto misteriosi. Le radici affondano profondamente nel terreno, i rami si innalzano nel cielo e il tronco sta lì nel mezzo, un po’ come una persona che fa da collegamento tra le radici e i rami. È come se l’albero operasse un’unione di tre elementi: la terra, il cielo e l’essere umano. Nella filosofia dell’estremo oriente il mondo si costruisce intorno a tre nozioni: Chun-Ji-In. Chun indica la terra, Ji il cielo, In l’elemento umano. E l’albero è capace di mettere in relazione questi tre elementi. Per me l’albero è come un universo.”