W come weekend

Ecco il primo capitolo del bel libro che mi ha tenuto compagnia in questi giorni.

fig.4

Edward Hopper

“Per qualche minuto, al sorgere del sole, il mondo era silenzioso e immobile e ogni cosa umana sembrava lontanissima, come se la marea si fosse ritirata. Marian lasciava John e Roland che dormivano, e in camicia da notte, a piedi nudi, attraversava il prato umido per scendere al fiume.

Non poteva dire che il fiume fosse più bello di mattina, anzi, c’erano certe sere quiete in cui veniva da piangere a guardarlo: prendeva un colore viola e sembrava fermo, come un livido in fondo al prato. Di mattina non aveva nulla di commovente. Scorreva profondo e freddo e determinato, limpido e tonificante. Marian risaliva a monte del fiume fino a un luogo isolato, dov’erano caduti degli alberi e si era formata una pozza col fondo sabbioso. Ci scivolava dentro e nuotava con calma, quasi circospetta, cercando di non agitare l’acqua, anzi, lasciandosi portare. Dopo la nuotata si sdraiava sul pontile; sotto, il freddo del fiume e, sopra, il calore tenue del primo sole, e lei nel mezzo, il corpo forte e pulito, vivo.

A un certo punto qualcosa le diceva che o John o Roland si erano svegliati: che la casa non era più addormentata. Tornava indietro, e mentre risaliva il prato la invadeva una sensazione di felicità: le davano un grande piacere la casa e il giardino e il fiume; era tutto così bello, ogni pietra, ogni finestra, ogni foglia.

La gioia era tanto profonda che faceva quasi male.” Da Il weekend di Peter Cameron